12ma tappa Doguberzayat/ Mount Nerut , ovvero la birra che non c’è e quanto ce ne frega, se sai goder le stelle.
Svegliati di buonora dalla sveglia che ho dimenticato di resettare dal giorno prima , sistemiamo il portapacchi, che iniziava a incrinare la parte superiore del bauletto, per il carico eccessivo e il massaggio della strada, con una camicia bianca Brooks button down di Salvini che, divisa in due e arrotolata a dovere, forma degli spessori che distribuiscono il carico su di una superficie più ampia. Per tenerli in posizione usiamo le ciabattine di cortesia del albergo opportunamente piegate e in pressione. Funziona! La strada è’ perfetta e ci porta alla sorpresa del lago Van, molto bello, molto grande e con prati che arrivano a bagnarsi nelle acque dai molti toni di azzurro, dal ceruleo al blu scuro. La stasera a quattro corsie impedisce qualsiasi qualsiasi utilizzo validi della costa e deturpa in modo permanente il lago. Per noi, dalla strada, il colpo d’ occhio e’ comunque suggestivo .
La temperatura sale parecchio dopo il lago, arriviamo ai 42 gradi e ci fermiamo per bere e fare benzina. Siamo in zona curda e i due ragazzi che stanno alla pompa ci offrono il tè e precisano di essere curdi e contro il dittatore turco/ E’ la prima presa di posizione spontanea a cui assistiamo, sinora nessuno ha fatto commenti sulla situazione attuale in Turchia . Maciniamo chilometri con un vento caldo rinforzato da distese enormi prima di lava e poi pietraie. Quando torniamo a salire entriamo in una zona con dei paesaggi mozzafiato, di una ricchezza di particolari diversi che compongono un quadro bellissimo. È’ solo l’ anticamera dello stupore che avremo per la vista dal monte Nerut. Seguiamo le indicazioni per arrivarci e credo che abbiano lastricato almeno quindici chilometri di stata tra le montagne che affrontiamo a marce basse per la ripidita’ e con cautela perché abbiamo la la luce calante del sole negli occhi . Lascio alle foto dare l’ impressione della bellezza che abbiamo goduto. Siamo fortunati perche’ quasi nessuno sta visitando il luogo sacro a più civiltà e questo ci permette di godere appieno dell aria magica del posto.
Dopo il tramonto scendiamo a piedi per raggiungere la moto e incontriamo dei ritardatari che salutiamo col “Gruetzi Miteinander” d’uso sulle montagne svizzere e austriache. Marco prende gusto all’ esercizio del tedesco e inizia a dire ad alta voce ” deine Schwester” ( tua sorella) in tedesco. Il gruppetto di turchi e turche che incrociamo non sembra gradire, uno di loro ha capito benissimo e Marco allontanandosi pronuncia più volte ad alta voce lame stesse parole per far intendere un ripasso invece di un possibile insulto.
Anche l’albergo che abbiamo trovato e’ in una posizione fantastica. Al fresco della sera le stelle non oscurate dalla luce delle città sembrano ad un passo.
Peccato che non giri un goccio di vino e nemmeno una birra da queste parti. Come tutte le cose che non hai, sembrano importanti, ma anche le stelle col Ciai ( te’ locale) splendono che è’ una meraviglia.
Buonanotte a tutti, domani rotta per la Cappadocia.
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