8ava tappa, Vladikavkaz-Tbilisi ovvero , il ritorno della piega.
– Oggi una tappa tranquilla, lasciata la Russia con una bella impressione di Vkadikavkaz ,di cui ho visto molto poco in realtà, considerato che sono arrivato con il buio ieri sera e sono partito tardi stamani, dopo un un buon sonno ristoratore. Esco dalla città e trovo il solito posto dogana col pulotto, ma senza cani , che mi ferma e realizza che sono italiano, mi stringe la mano, mi fa intendere che gli piace la moto e sorride come un bimbo mentre mi dice e ripete più volte “Celentano ” . Per empatia mi cappotto anch’io nominando più volte Celentano, come fosse un fratello. Ci lasciamo di buon umore. L’ aria e’ frizzante per la mia tenuta estiva e cerco riparo in carena. Dolcemente la strada entra tra le montagne, si inizia a salire e in 30 km sono alla frontiera con la Georgia. Una coda di auto lunghissima mi fa preoccupare . Decido di andare contromano e mi fermo a chiedere ad un tizio a piedi , sul bordo della strada, se parla inglese. Ho fortuna. Gli chiedo spiegazioni sul movimento. Non ci sono carte particolari da fare , in realtà in testa ho una estensione della carta verde perché la georgia è esclusa dalla copertura standard. Mi dice di non preoccuparmi per la coda, di continuare contromano, lo ascolto e procedo bello paciarotto sorpassando centinaia di auto. Mi ferma un pulotto e mi incoraggia oltre . Bingo . L’ uscita dalla Russia è un rosolio rispetto all’ ingresso, ho tutte le carte in regola , sono simpatico e spiego a tutti quelli che me lo chiedono e anche no, che ho sei cilindri, li tocco uno per uno e sono italiano. La barba che manca dalla foto del passaporto crea qualche perplessità ma è’ superata dopo attento scrutinio e consulto tra colleghi. Mi fanno passare. Sono nella terra di nessuno che, nel caso, è un paio di kilometri molto suggestivi in una gola, con 2 gallerie molto buie e con buche profonde, vado piano e accendo anche i faretti , preziosi. Sono senza casco perché non immaginavo che fosse un tratto così lungo, è vietato sostare e procedo così, mi godo un giro senza casco che era tanto che non capitava. Alla frontiera armena la coda di macchine è più corta, ma sempre lunga. Mi fermo in coda ma un pulotto mi fa cenno di avanzare , che bello . Con pudore, sto per accostare l’ auto a cui ruberei il posto e magicamente, si apre una nuova linea. Svelto come una sardina quando cambia direzione mi ci infilo e in cinque minuti sono in Georgia.
Figata. Le pieghe son son tornate, 60 km di strade con curve divertenti tra le montagne , bellissimo. Be’ questo dopo che all uscita dalla dogana ho terminato un tratto di sterrato di un paio di chilometri che mi aveva fatto temere che la strada fosse tutta così, terra, pietre e mucche. L’ asfalto rappezzato ha sostituito la terra ma le mucche sono rimaste.Comunque bello. Tbilisi è molto grande, si appoggia sulle montagne e si stende in una valle molto ampia ,attraversata da un fiume, Diversamente da altri posti c’è molta storia con monasteri e fortificazioni che sono sopravvissute al tempo. È’ una terra che sembra bella e ricca, Tbilisi ha il suo perché. Incasinata, cose vecchie lasciate andare ma stanno scoprendo il gusto per il recupero invece del nuovo anonimo. Molto del nuovo e’ comunque bello . Come la casa del primo ministro , in una location che domina la città’ posizione unica con una vista incredibile, un disco volante con clessidra atomica ( chissà a cosa serve) a dominare la città accanto alla signora Giustizia, pezzo di figliola da 30 metri che osserva la città e la cui spada punta la villa del premier . Mentre scrivo sono seduto al Ristorante Organic, solo cibo di qualità dalla Georgia, che il marketing sia sempre con noi, quando credibile.
Buona scelta, mi pento per la birra e non del vino georgiano, una giornata quasi perfetta. Buonanotte a tutti, io mi preparo per raggiungere l’ Armenia .
niceandnesty.com ©2016. All Rights Reserved.
The Comments are closed.